Ci sono alcuni aspetti fondamentali che caratterizzano l’industria immobiliare di questo periodo.
Il principale è che c’è un grande fermento tra le società del real estate e delle costruzioni, con innumerevoli progetti e iniziative di sviluppo. A confermarlo sono gli uomini di vertice di società come Edizione Property, Atlantica, AXA, Abitare Co., InvestiRE, Filcasa, Generali RE, Impresa Rusconi. Un secondo aspetto riguarda i settori che sono al centro dell’attenzione dei promotori, vale a dire il residenziale e il sanitario. Terzo, che il residenziale comincia ad essere visto come un prodotto da mettere a reddito e non più solo da “vendi e fuggi” come è stato un po’ fino ad ora. Quarto, che il settore immobiliare sarà indubbiamente il driver della ripresa. Un segnale, secondo Marco Dettori presidente di Assimpredil Ance, è che, all’annuncio della scoperta del vaccino, le domande di case si sono improvvisamente impennate. Segno che la gente, le famiglie, attendono solo che si arrivi a un regime di stabilità per cominciare a fare dei programmi di investimento mettendo al primo posto la casa.
Molti dei progetti futuri, che consistono nella maggior parte in operazioni di rigenerazione o di recupero di aree abbandonate o comunque ristrutturazione di vecchi edifici costruiti negli anni ’70 e ’80, sono ubicati a Milano, ma vi è comunque una discreta rassegna anche di iniziative in altre città metropolitane come Bologna, Firenze, Torino. Quindi, quando si parla di residenziale, non esistono solo Milano e Roma ma praticamente è coinvolta tutta l’Italia.
Le problematiche di sempre che rallentano solitamente le tempistiche sono le tardive risposte delle pubbliche amministrazioni in tempi di autorizzazioni e concessioni, l’eccesso di leggi e norme talvolta contraddittorie che fungono da ostacolo alla crescita del settore, difficoltà di reperire le risorse e quasi del tutto bloccate le vie extrabancarie, la scarsità di operatori di dimensioni medio-grandi. A tutto questo si aggiungono problemi cronici come la parcellizzazione della proprietà residenziale, l’eccessiva propensione delle famiglie alla proprietà del bene anziché alla locazione che libererebbe risorse e garantirebbe una gestione più efficiente degli edifici, l’eccessiva tassazione sugli immobili. Appare dunque paradossale che un settore che ha tutte le possibilità di svilupparsi e di dispiegare tutti i suoi benefici in termini di occupazione, di miglioramento dei patrimoni immobiliari e delle condizioni di vita, di abbellimento delle città e dei centri urbani debba scontare inefficienze e storture che sono proprie di terzi, guarda caso proprio da quello Stato che invece avrebbe tutto l’interesse a concretizzare questi investimenti.