Dalle prime rilevazioni sull’andamento dei vari ambiti produttivi dall’inizio della pandemia, è emerso come l’immobiliare sia stato fra settori che hanno reagito meglio alla crisi, vista anche la nuova centralità che la casa è tornata ad assumere durante il periodo di lockdown. In questo senso è emerso proprio come sia il settore residenziale, quello quindi legato alle abitazioni, ad aver retto meglio e da cui ci si aspetta la ripresa più rapida, come traino del resto del settore.
Non a caso anche in Italia il residenziale è diventato una asset class appetibile per gli investitori. Certo, siamo ancora in una fase embrionale di questo mercato, ma le premesse sono incoraggianti. E se a questo aggiungiamo che la pandemia ha rimescolato le carte anche nel comparto abitativo, ci troviamo di fronte a un mercato tutto da reinventare.
L’evoluzione del mercato immobiliare ha coinvolto soprattutto il settore residenziale introducendo una serie di innovazioni sotto il profilo della progettazione degli ambienti, del loro uso, delle modalità di occupazione e delle caratteristiche energetiche. Soprattutto ha riportato in primo piano il tema della casa e delle sue funzioni sempre più ampie.
Secondo il rapporto di Savills Global Living Report 2020, nei primi tre trimestri del 2020 gli investimenti immobiliari nel settore residenziale (che comprende Multifamily, Student Housing e Senior Living) hanno rappresentato il 27% degli investimenti immobiliari globali, rispetto al 16% di dieci anni fa. La ricerca mostra anche che il capitale, destinato al settore dei fondi, è aumentato del 60% negli ultimi quattro anni, passando da 16,4 miliardi di dollari nel 2016 a 26,3 miliardi di dollari nel 2020 (Preqin).