Che succederà al mercato immobiliare, come stanno vivendo questo periodo di blocco le aziende legate al real estate? Lo abbiamo chiesto a uno dei protagonisti del  mercato. Emanuele Bellani, fondatore di Reaas e ora COO del nuovo gruppo Yard Reaas.

D: Bellani, cosa sta succedendo lo vediamo ogni giorno in tv. Come invece si vive all’interno delle aziende è meno noto.

R: Noi abbiamo chiuso gli uffici già dalla fine di febbraio, con tutti i nostri collaboratori operativi in remoto. Nonostante il nostro codice attività ci consenta l’apertura degli uffici abbiamo preferito un comportamento prudente.

D: Anche voi tra i tifosi dello smart working?

R: Per niente. Ora sono i nostri collaboratori a chiedere di tornare a lavorare in sede. Lo smart working è una possibilità ma da usare con cautela. Se il lavoro da casa significa stare tutti il giorno in videoconferenza o al telefono coi colleghi diventa faticoso e per niente produttivo. Certo oggi non è possibile lavorare esclusivamente dall’ufficio, ma serve trovare un equilibrio. Che dipende dalla responsabilità del singolo collaboratore, dal suo ruolo e dal tipo di mansioni. Che il lavoro in remoto sia la moda del momento a noi non interessa, pensiamo a tutelare i posti di lavoro.

D: Questi giorni hanno visto un calo del lavoro?

R: Anzi, stimiamo un aumento del 30% per le richieste di valutazioni, di analisi delle operazioni e delle certificazioni degli interventi. Stiamo cercando di pianificare al meglio lo svolgimento di queste attività nonostante le difficoltà organizzative, ma ce la faremo. Come sempre.

D: Crescere nonostante il momento è un bel segnale.

R: Sono convinto che il mercato immobiliare ripartirà e chi lavora bene avrà spazi. Certo molte aziende del settore soffriranno e altrettanto sicuramente alcune dovranno chiudere. Ma è il normale rischio d’impresa. Il Coronavirus era imprevedibile ma tocca tutte le imprese. E le migliori sono convinto ne avranno un beneficio nel medio termine.

D: Cosa accadrà ai singoli settori del real estate.

R: Nell’arco di 3 anni sono certo che tutto tornerà come prima, nel senso di normalità assoluta negli spostamenti delle persone e del vivere sociale. Per il real estate valgono le regole generali: i grandi soggetti, le aziende che dispongono di capitali e massa critica possono superare senza particolari drammi la fase di transizione mentre i piccoli, con scarsa liquidità e poche commesse difficilmente vedranno la nuova normalità. Basti pensare ai fondi immobiliari. Per loro natura operano sul lungo periodo e non saranno certo messi a terra da un blocco momentaneo. Se invece pensiamo ai singoli proprietari immobiliari, se i tenant non pagano i canoni la crisi è immediata.

D: Quali settori vede in maggiore difficoltà?

R: Anche questo è intuitivo. Senza turismo gli hotel sono fermi. Ma anche in questo caso, le grandi catene e i grandi proprietari sono in grado di parare il colpo. Vedo molto male i B&B che hanno fatto fortuna negli ultimi anni e le aziende nate come funghi per la gestione degli affitti temporanei. Dalle stelle alle stalle, con l’aggravante che senza flussi di cassa questi operatori sono destinati alla chiusura immediata. E qui c’è anche un tema sull’economia del Paese. Centinaia di migliaia di famiglie traggono il loro reddito da questa attività. Sarà un grande problema. Un altro settore che potrà avere difficoltà è quello  degli uffici condivisi. Quel business avrà inevitabilmente un calo almeno inziale dovuto alla diffidenza nel condividere spazi con altre persone. Negozi e ristoranti poi stanno pagando un prezzo altissimo alla chiusura. E i ristoranti saranno i più penalizzati perché passerò molto tempo prima che si torni a consumare in un locale insieme ad altre persone. Non credo infine che il settore degli uffici avrà ripercussioni dalla diffusione dello smart working. Come dicevo, nelle aziende complesse è inevitabile un confronto costante coi colleghi. E da casa non è e non sarà possibile.

D: Ottimista o pessimista sulla ripresa?

R: Completamente ottimista. Ogni crisi è diversa da quelle precedenti ma ce l’abbiamo sempre fatta. Oggi non siamo di fronte alle macerie di una guerra dove serve ricostruire, quindi è un altro tipo di sfida. Ma immagino già i ristorantini sul mare che si inventeranno un servizio all’aperto, i negozianti di qualsiasi genere disponibili alle consegne a casa, i proprietari inventarsi nuove soluzioni di pagamento per venire incontro agli inquilini. Insomma il genio italiano sono certo che ci permetterà di risollevarci. Certo una considerazione che mi inquieta la devo fare. Il nostro sistema economico ha mostrato come abbia un’autonomia di soli 30 giorni. Dopo un mese di fermo tutte le categorie sono entrate in crisi. Questo forse deve fare riflettere sulla fragilità del sistema. Troppo pochi soggetti, persone e aziende, hanno la forza di resiste a lungo a una crisi. Un sistema troppo fragile.

 

fonte: monitorimmobiliare.it