Il 26 settembre in Germania non si è votato solo per le elezioni politiche. I berlinesi sono stati chiamati anche ad esprimere il loro parere – non vincolante – per la confisca degli appartamenti in mano ai colossi dell’immobiliare che possiedono migliaia di edifici nella capitale tedesca, molti dei quali sfitti. Stando ai dati divulgati dalla pagina Twitter dei promotori, il 56,4% si è pronunciato a favore. I cittadini di Berlino quindi votano a favore dell’esproprio delle case sfitte di proprietà dei grandi gruppi immobiliari.
Per capire la portata del risultato delle urne referendaria va introdotto il contesto berlinese. A Berlino, la maggioranza della popolazione vive in affitto e centinaia di migliaia di appartamenti in città sono di proprietà di poche grandi aziende. Negli ultimi decenni i costi degli affitti sono molto cresciuti nella città, nonostante molti appartamenti siano sfitti. Nel 2020 il sindaco Michael Müller aveva provato ad arginare il fenomeno approvando una legge per imporre un tetto massimo agli affitti, che fu però bocciata dalla Corte costituzionale tedesca per illegittimità. I cittadini hanno quindi formato dei comitati per combattere questo fenomeno.
Per rendere l’idea del problema, basti pensare che una recente ricerca del portale immobiliare Homeday ha rilevato che 7 dei 10 quartieri più cari per chi vive in affitto in Germania si trovano proprio a Berlino (gli altri due Monaco e uno ad Amburgo, città storicamente molto più ricche). Nella Capitale, la spesa sostenuta per l’affitto di casa pesa dal 40 al 60% sul totale del reddito mensile dei berlinesi (la quota considerata sostenibile e ragionevole è il 30%).
Il referendum che si è appena votato a Berlino, invece, è stato promosso dal comitato Deutsche Wohnen & Co enteignen, il quale vorrebbe che lo Stato espropri gli appartamenti sfitti che appartengono a società con più di 3mila immobili nel loro portfolio, in luogo di un indennizzo in linea con il valore di mercato e passando le case in questione sotto il controllo di una società pubblica. L’iniziativa si basa sull’articolo 15 della Costituzione tedesca, che prevede l’esproprio di terreni e mezzi di produzione se necessario per il bene della società.
In realtà, è tutt’altro che scontato che si proceda all’esproprio di case sfitte ai grandi gruppi immobiliari. Il voto del referendum, infatti, non è vincolante. Il nuovo senato federale dovrà confrontarsi con tale risultato, ma la nuova sindaca, la socialdemocratica Franziska Giffey, si è già esposta al riguardo, dichiarandosi contraria a misure del genere.